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Music Voice: I motetti di Rigatti

Da www.musicvoice.it – 22 Giugno 2018 – Giudizio artistico 5/5 – Giudizio tecnico 4/5

L’arte musicale veneziana dei primissimi decenni del Seicento è improntata intorno a una figura capitale, quella di Claudio Monteverdi, tale da rendere la città della Serenissima una delle capitali europee della musica dell’epoca. Ma non bisogna dimenticare che Monteverdi rappresenta la proverbiale punta dell’iceberg rispetto a un movimento, a una scuola (incarnata dalla Cappella della Basilica di San Marco) e a un gruppo di musicisti italiani e stranieri che elessero Venezia quale centro dove vivere e operare, tanto da permettere alla città lagunare di essere al centro di un mirabile sviluppo artistico in cui musica, pittura, scultura e arte della stampa (strumento ineludibile per la propagazione e irradiazione delle idee e delle opere) permisero l’instaurarsi di un periodo semplicemente irripetibile tra la fine del XVI secolo e la metà di quello successivo in quel preciso contesto storico e culturale.

E tra coloro che contribuirono a rendere Venezia “ombelico del mondo” musicale dell’epoca vi fu anche Giovanni Antonio Rigatti, al centro di questa registrazione discografica che presenta, in prima assoluta mondiale, una parte del secondo libro contenente sedici mottetti, di cui otto dedicati alla voce del soprano (quelli, per l’appunto, presenti in questo compact disc), pubblicato nel 1647, ossia un anno prima della morte del compositore veneziano avvenuta a soli trentacinque anni. Il corpus delle opere rigattiane verte quasi esclusivamente sulla produzione sacra (cinque volumi di mottetti solisti e concertati e quattro di salmi che contengono anche tre messe), oltre a due libri di musica profana, con monodie in stile concertato e madrigali e votato a una concezione estetico-musicale in cui si avverte distintamente la messa in atto annunciata dalla seconda prattica monteverdiana, ossia basata non solo su una maggiore libertà per ciò che riguardava l’esposizione musicale rispetto al testo vocale, ma soprattutto su una sua resa maggiormente aderente ai dettami di una teatralità scenica, tale da rendere l’opera meno statica da un punto di vista della sua esecuzione.

E Rigatti riesce a fare ciò, come si può ascoltare in questa illuminante registrazione, attraverso un uso della voce, quella del soprano (o anche tenorile) in cui i mottetti vengono tratteggiati, espressi, connotati da una dimensione scenica in cui si percepisce lo spazio, la funzione tridimensionale in cui voce e accompagnamento musicale (dato dalla tiorba, dalla chitarra barocca, dall’organo portativo, dal violoncello barocco, dal serpentone e dal clavicembalo) non rappresentano più un elemento “fisso” in cui l’apporto strumentale ha unicamente il compito di sostenere la voce umana, ma un proscenio ideale in cui il ruolo degli strumenti è quello di intervenire nel tratteggiare oltre ciò che il canto propone.

Con la seconda prattica la forbice si allarga, la libertà sonda in profondità e il quadro d’insieme ottenuto dall’articolazione combinata della voce con gli strumenti assume contorni più sfumati, più dinamici e a guadagnarci è il tratto psicologico che caratterizza la rappresentazione, con l’elemento umano che può descrivere anche se stesso oltre a ciò che è scritto nelle note.

Da qui una drammaturgia dell’eloquio che è il frutto di una ragguardevole e attenta ornamentazione che Rigatti opera attraverso l’uso dell’accompagnamento, in cui ogni strumento, a sua volta, diviene voce autonoma, colore e spazio che vanno ad arricchire la tavolozza globale della composizione e a rendere più articolato lo spazio in cui si svolge la scena musicale (poiché in fondo il mottetto diviene ciò) che non si pone unicamente il ruolo di raccontare, ma come raccontare. In fondo, l’avvento della seconda prattica monteverdiana è il trionfo del come sul quando, dello spazio (scoperta per eccellenza del barocco pittorico, soprattutto di quello della scuola veneta) sul tempo, dell’uomo come motore che agisce e che opera a scapito dell’azione fine a se stessa.

Tutti concetti splendidamente manifestati dalla presente registrazione in cui gli otto mottetti eseguiti dai membri dell’Ensemble Estro Barocco si stagliano su un proscenio che abbandona il luogo d’origine per il quale furono creati da Rigatti, ossia la dimensione sacrale, per assurgere a “micro opere conchiuse”, dove i testi desunti dalle sacre scritture, i libri del Salterio e del Cantico dei Cantici, oltre che da frammenti di antifone e di responsori liturgici, si tramutano in espressioni carnali, fisiche, in cui la fede, l’anima, l’idea del peccatore e del credente sono fasciati da nervi, vene, muscoli, proiezioni nelle quali il canto e l’accompagnamento musicale non sono più strumenti, veicoli, ma protagonisti assoluti inseriti all’interno del contesto scenico. E questa è, ormai, la modernità che bussa alla porta di quel tempo. […]

Andrea Bedetti

 

Music Voice: I motetti di Rigatti ultima modifica: 2018-06-22T18:00:42+02:00 da admin

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